Ogni situazione fuori dall’ordinario sia improvvisa, tipo un’improvvisa perdita di equilibrio, oppure prevista tipo un esame un colloquio di lavoro crea in noi uno stato di “allerta” che coinvolge tutto il nostro organismo in maniera istantanea e automatica al fine di adattarsi alla condizione del momento ed affrontarla al meglio.
Ciò richiede l’attivazione di molteplici fattori, fasi, funzioni e tessuti che devono lavorare in perfetto equilibrio fra loro. Tale reazione si riassume nel responso primordiale di Lotta o Fuga (Fight or Flight) che ha come obiettivo principale quello di proteggersi dal pericolo insito nel contrastare, superare o evitare l’ostacolo. Ma come lo stress influisce sull’apparato stomatognatico?
A proposito delle problematiche orali, e considerando le più conosciute per importanza e frequenza, cioè la parodontite e la carie, va detto che, seppur solo negli ultimi tempi si è cominciata a riconoscere una concreta rilevanza clinica dello stress cronico nell’insorgenza e progressione di queste patologie, esiste da moltissimi anni un’imponente quantità di letteratura sull’argomento.
Nei decenni, ‘80, ‘90 e 2000, con l’avvento della psiconeuroendocrinoimmunologia, disciplina emergente in quegli anni, si cominciò a fare chiarezza sui meccanismi che sono alla base di tali corrispondenze.
Il Cortisolo è l’ormone che per azione e quantità risulta essere il più importante fra quelli prodotti durante lo stress (Cortisolo negli umani e Corticosterone negli animali). La sua azione, nella normalità, è importantissima in quanto necessaria per la regolare attività di molti altri sistemi e tessuti fra cui le principali ghiandole endocrine e i loro ormoni come, per esempio, quello tiroideo e l’insulina. La variazione giornaliera dei livelli plasmatici del cortisolo (andamento circadiano) prevede un’ondata principale mattutina, prima del risveglio, in cui viene secreto il 50% del cortisolo giornaliero totale; al contrario, la sera, si rilevano i livelli minimi di tale ormone con un nadir intorno alle 3,00 del mattino.
Non vengono rilasciati solo ormoni glucocorticoidi (Cortisolo), ma anche Catecolamine (Adrenalina e Noradrenalina), Aldosterone e, più o meno direttamente, tanti altri con un ruolo rilevante nella fine regolazione dello stress.
Se invece si vive una condizione di stress cronico, ciò conduce alla cortisolo-resistenza e alla conseguente disinibizione dell’infiammazione con sviluppo delle patologie ad essa connesse. L’infiammazione che si viene a stabilire è sistemica, cronica, di basso grado e rappresenta la piattaforma essenziale, il denominatore comune, riscontrabile in tutte le patologie cronico-degenerative fra cui, anche, quelle orali.
Dal punto di vista immunologico causa di questo stato infiammatorio, è dovuto ad un aumento cronico del cortisolo, parliamo di quello serale in quanto quello mattutino è fisiologicamente alto che determina una modifica nella risposta immune. Le risposte possibili sono definite: TH1 che è un’immunità cellulare che risolve le infezioni utilizzando un’infiammazione acuta utile; la risposta TH2, invece, è un’immunità non risolutiva data da un’infiammazione inefficace, cronica subacuta, dannosa poiché instaura uno stato evolutivo di malattia. L’aumento cronico del cortisolo provoca una prevalenza di risposta TH2 anziché TH1 e al reale momento causale delle patologie stress correlate.
Tale tipo di responso infiammatorio è tipico di molte patologie orali fra cui la malattia parodontale.
È accertato da tempo che la malattia parodontale, in tutte le sue forme, presenta un quadro con una complessa rete di sottopopolazioni linfocitarie T polarizzata verso Th2, e che il livello di cortisolo cronicamente alto risulta essere uno dei principali artefici di questa condizione.
La parodontite è correlata allo stress cronico non solo a causa del cortisolo, ma anche per altri ormoni prodotti e/o inibiti in questo frangente. Infatti, soprattutto l’Adrenalina, ormone esaustivizzante e deleterio se presente in quantità massiva per periodi prolungati, concorre anch’esso alla polarizzazione verso TH2 del responso immune.
Uno studio di pochi anni fa pubblicato sull’International journal of dental hygiene riafferma che i pazienti con parodontite mostrano un responso immune polarizzato verso Th2. Infatti quando l’ospite reagisce ai LPS (lipopolisaccaridi) della placca batterica con una risposta TH2 si instaura la parodontite; se però l’individuo con placca reagisce ai LPS con responso immune TH1, non insorge parodontite.
Lo studio poi prosegue asserendo che, se al paziente TH2 si pratica localmente la terapia parodontale non chirurgica, si ha un riassetto verso TH1. Ma i pazienti in cui sono presenti fattori sistemici, fra cui lo stress (anche obesità, cattiva nutrizione e fumo di tabacco), pur se sottoposti a trattamento parodontale non hanno miglioramento poiché permangono in TH2.
Quindi, la rimozione di questi fattori sistemici, stress ecc. deve divenire parte integrante della terapia sia per ragioni di salute generale che per i risultati clinici locali. Per i motivi esposti, possiamo estendere queste conclusioni anche alla carie. Se nel caso del fumo di tabacco, del sovrappeso e della cattiva alimentazione, le strade da percorrere per giungere alla soluzione del problema sembrano più immediate e chiare, nel caso dello stress cronico appare certamente più arduo il superamento del problema.